Davide | Articoli | 05/01/2016 | PDF

Vivere in Veneto senza automobile?

PADOVA - Cronaca di un esperimento personale in corso da tre anni. Vivere in una città del Veneto senza possedere una automobile: è possibile, con quali costi e con quali rinunce?

Premessa
Questo articolo parla di una scelta personale, e delle circostanze che l'hanno resa possibile. Va detto subito che raramente queste circostanze si verificano tutte insieme nel Veneto del 2016, e sono davvero pochi i cittadini che hanno a disposizione questa scelta. Però, anche se solo per quei pochissimi, i servizi pubblici iniziano a raggiungere un livello tale da poter fare a meno dell'auto privata, almeno a Padova. Si tratta di una novità degli ultimi anni e penso che valga la pena di essere raccontata.

Perchè non voglio un'auto privata
Le risposte sono molte. I costi sono sicuramente un punto fondamentale, a cui è facile aggiungere considerazioni filosofiche ed ambientaliste. Ma c'è un altro aspetto spesso trascurato in queste discussioni: la pigrizia. Prima ancora di essere ecologista o risparmioso, io sono pigro.
Ho la patente e guido da 14 anni, so cosa vuol dire. L'auto privata è un oggetto che richiede attenzioni giorno per giorno: ci sono le scadenze fiscali, i controlli periodici, i guasti, la pulizia, i rifornimenti. C'è il rischio di multe per una ZTL non vista, c'è il problema del parcheggio, se si esce bisogna sempre stare attenti al bere, posso subire incidenti anche gravi per cause non mie. Guidare per andare al lavoro a volte è uno stress incredibile. L'auto può essere rubata, rigata, danneggiata dalla grandine. Posso restare bloccato dalla neve o dalla nebbia.
Sono tante piccole cose che tutte insieme richiedono una parte importante delle mie energie, e se ho a disposizione un'alternativa valida ne faccio volentieri a meno. Con l'abbonamento ai mezzi pubblici io esco di casa e viaggio, non devo preoccuparmi di niente altro.

Una scelta per pochi fortunati
Requisito fondamentale per fare a meno dell'auto privata è la città. Solo in ambito urbano i servizi pubblici consentono di raggiungere facilmente i vari luoghi che compongono la nostra quotidianità, come ufficio, supermercato, poste, negozi. Se la sede di lavoro o la casa sono in periferia ed il trasporto pubblico non copre lo spostamento quotidiano casa-lavoro è chiaro che il gioco si interrompe prima ancora di cominciare; per fortuna il mio lavoro si svolge in centro ed ho potuto scegliere la casa di conseguenza. In aggiunta, solo le città sono collegate da un adeguato numero di servizi ferroviari regionali e nazionali.
Secondo requisito è la presenza di un livello minimo di servizi pubblici "classici", come tram o autobus. Padova ha raggiunto questo livello nel 2007 con l'attivazione della prima linea tranviaria, che nonostante i vari difetti ha comunque rappresentato un vero salto di qualità per la mobilità cittadina.
Terzo ed ultimo requisito è la presenza di servizi pubblici "complementari" come Car Sharing e Bike Sharing, anche questi attivati a Padova negli scorsi anni.

I servizi #1: la ferrovia
La ferrovia è essenziale per ogni tipo di spostamento extraurbano; Padova possiede collegamenti diretti con Bari, Roma, Milano, Trento, Monaco. Università, sedi di aziende, aeroporti, città d'arte e luoghi di vacanza sono facilmente raggiungibili in treno. Per lavoro negli ultimi tre anni mi sono spostato varie volte, in Italia ed in Europa, con una media di una trasferta ogni due mesi, ed ho quasi sempre usato il treno.

I servizi #2: il trasporto urbano
Pur con tutti i suoi difetti il tram è uno strumento fondamentale per la mobilità cittadina, dato che collega praticamente tutti i punti di maggiore interesse della città, con eccezione degli ospedali; ma soprattutto è l'unico mezzo che garantisce regolarità, stabilità di orari e percorsi, e la copertura degli spostamenti serali. Il tram collega la stazione ferroviaria, il centro con le piazze, molti musei, i cinema, vari supermercati, uffici di Poste, Questura, Provincia, negozi ristoranti e locali a non finire, ogni giorno fino a tarda sera. Al momento di prendere casa in città è stato ovvio cercare lungo il percorso della rotaia.
Attenzione: un semplice autobus lungo lo stesso percorso non avrebbe prodotto lo stesso risultato. Un sistema di tipo tranviario è necessario per garantire due aspetti fondamentali:


Senza una linea con queste caratteristiche l'esperimento non sarebbe stato possibile. Avevo già vissuto a Padova per un semestre, quando il tram ancora non esisteva. Abitavo lungo l'attuale asse tranviario, all'epoca servito da più di una linea di autobus: il servizio era così inaffidabile che né io né i miei coinquilini o vicini di casa possedevamo un abbonamento. Nonostante il sistema attuale abbia la sua lista di difetti va riconosciuto che il salto in avanti è stato enorme.


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Il primo tram della mattina. La prima corsa verso la stazione FS è alle 6 del mattino; è anche grazie a questo che ho potuto effettuare molte trasferte usando solo i mezzi pubblici.

Una linea tranviaria da sola non è comunque sufficiente. A Padova la rete di autobus soffre di forti limitazioni negli orari serale e festivo, ma se pensata insieme alla linea di tram consente comunque di raggiungere quasi ogni parte della città: ospedali, IKEA e centri commerciali, sedi di autonoleggio, altri uffici.

I servizi #3: il Car Sharing
I servizi pubblici tradizionali hanno tre limiti: escono poco dalla città, hanno un orario di servizio e non consentono trasporti voluminosi. In tutti i casi in cui si deve raggiungere una periferia senza fermate, si deve rientrare oltre la mezzanotte o si devono effettuare trasporti pesanti, il Car Sharing è una valida alternativa all'auto privata. Io lo uso saltuariamente ma con soddisfazione. Le varie automobili si possono prenotare online in qualunque momento con 15' di preavviso; si paga unicamente l'utilizzo mentre carburante ed assicurazione sono compresi nel prezzo; il canone fisso è gratuito per i possessori di abbonamento annuale dei mezzi pubblici e ci sono convenzioni ed agevolazioni per studenti e varie altre categorie. Il servizio è stato recentemente potenziato con nuove auto in nuovi quartieri.
Per maggiori informazioni: http://www.carsharingpadova.it/.


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Mentre i prodotti freschi come pane e latte possono essere acquistati quotidianamente in uno dei numerosi negozi al ritorno dal lavoro, per la spesa "pesante" è sufficiente noleggiare l'auto per un paio d'ore ogni due settimane.

I servizi #4: il Bike Sharing
Il Bike Sharing è un altro utile complemento al trasporto pubblico tradizionale, e consente di percorrere in bicicletta il tragitto tra la fermata più vicina e la nostra destinazione. L'abbonamento è annuale, purtroppo indipendente da quello del trasporto pubblico, e consente di prelevare le biciclette 24 ore su 24. La città non è ancora completamente coperta dalle postazioni, ma è già possibile muoversi in centro o pedalare sugli argini.
Per maggiori informazioni: http://www.goodbikepadova.it/.


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Un apposito servizio provvede a ridistribuire le biciclette durante tutta la giornata; lo stesso servizio si occupa della manutenzione dei mezzi, quasi sempre in ottimo stato.

I servizi #5: l'auto in prestito
Non sono un integralista, come già detto ho la patente e guido; e non mi vergogno a dire che saltuariamente mi è capitato di utilizzare auto private in prestito per brevi periodi di tempo - per fortuna la mia casa ha anche il posto auto. L'auto privata è comoda, puoi portarti dietro molte cose (giacche, ombrelli, regali, tante valigie), non hai nessun vincolo sugli orari, e la tua destinazione potrebbe non avere una fermata dei mezzi pubblici ma di sicuro sarà raggiunta da una strada!
Come tipo di utilizzo l'auto privata in prestito è ovviamente analoga al Car Sharing.

Facciamo due conti
La parte più facile da confrontare è quella relativa ai costi fissi.
Nel caso del trasporto pubblico, un abbonamento annuale suburbano (cioè intera rete esclusi i colli) di Padova costa 480 Euro, e dà diritto all'abbonamento gratuito al Car Sharing. L'abbonamento annuale al Bike Sharing costa 25 euro, di cui 5 sono consumi prepagati. Totale 500 Euro/anno.
Possedere un'auto privata ha vari costi. Considerando l'esempio (reale) di una utilitaria, 120 Euro se ne vanno per il bollo, altri 330 circa per l'assicurazione, destinati ad aumentare parecchio in caso di neopatentati o profilo di rischio non ottimale. A questi vanno aggiunti i costi della regolare manutenzione (tagliandi, lavaggi, gomme invernali obbligatorie...), in sostanza pareggiando o superando anche di parecchio i costi fissi del trasporto pubblico. A tutto questo vanno aggiunte due componenti: la spesa per l'acquisto dell'automobile, qualche centinaio di Euro all'anno come minimo, e le spese per riparazioni improvvise, altra voce non proprio economica. Nel 2012 Federconsumatori stimava in ben 3600 Euro/anno i soli costi medi per acquisto, tasse e manutenzione di un'automobile di media cilindrata, esclusi quindi tutti i consumi.

Riguardo ai costi variabili la situazione si fa molto più complicata.
Il trasporto pubblico urbano con tariffazione ad abbonamento non ha costi legati ai consumi.
Il Car Sharing ha tariffe diversificate in base all'ora del giorno, alla percorrenza ed al tipo di abbonamento. Una simulazione sul sito ufficiale lo indica come vantaggioso rispetto all'auto privata fino a 9.000 km di percorrenza annua, km che vanno calcolati tenendo conto che il tragitto casa-lavoro avviene con tram o autobus.
Riguardo agli spostamenti lontano dalla città, confrontare il costo dei biglietti ferroviari con quello di benzina e pedaggio è un altro esercizio complicato, senza contare le possibilità offerte da servizi di condivisione come BlaBlaCar. Va precisato che il servizio di Car Sharing offre dei pacchetti "tutto incluso" della durata di alcuni giorni, svincolati dalla normale tariffazione a consumo, ed è possibile anche richiedere preventivi personalizzati per noleggi prolungati.

In conclusione è facile verificare come l'auto privata sia poco vantaggiosa in termini di costi fissi, ma la valutazione definitiva della convenienza economica spetta al singolo individuo in funzione delle sue necessità. Un parente anziano da visitare spesso, un figlio piccolo da portare in piscina, un lavoro che prevede molti spostamenti, sono tutti parametri che possono influire radicalmente sui conti finali.


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La mia bicicletta e la "parzialmente mia" FIAT 500. E l'auto privata non mi serve più.

Correggere le proprie abitudini
In aggiunta ai costi vivi dei servizi, va tenuto presente il piccolo sacrificio derivante dalla leggera ma necessaria modifica delle abitudini. Per andare a fare la spesa non basta salire in macchina, bisogna guardare l'orario dell'autobus. Per uscire la sera si privilegiano i locali del centro rispetto a quelli in periferia, idem per negozi e cinema. Per muoversi fuori città il treno diventa un mezzo fondamentale, stimolandoci a scoprire tutte quelle località di vacanza, sia al mare che in montagna, raggiungibili con i mezzi pubblici. Purtroppo dal punto di vista del trasporto pubblico la montagna del Veneto e del Friuli ha un'offerta ancora incompleta, per fortuna le cose cambiano decisamente guardando a Trentino, Alto Adige o anche l'alta Lombardia dove ho passato l'ultima estate.

Cosa funziona e cosa ancora non va
Allo stato attuale (2016) la combinazione dei vari servizi pubblici a Padova è tale da consentire ad alcuni fortunati di vivere bene quotidianamente senza possedere un'auto privata, e questo può essere considerato il vero successo degli ultimi anni. Condizione fondamentale però è quella di avere una sede di lavoro fissa in posizione ben servita dai mezzi pubblici e di poter scegliere anche l'abitazione con gli stessi criteri; di fatto questo vuol dire lavorare vicino ad una fermata del tram e vivere lungo il percorso del tram. Per quanto il tracciato della prima linea sia stato scelto in modo efficiente, si tratta comunque soltanto di una piccola percentuale della popolazione.
Per fare ulteriori progressi nel futuro la strada da percorrere è ovvia: nuove linee tranviarie in sede riservata per la maggior parte del percorso. Ogni altra soluzione rappresenterebbe un compromesso poco efficiente: al punto che è meglio non fare nulla, come ha scelto l'attuale amministrazione, che imbarcarsi in costose sperimentazioni alla ricerca di un Santo Graal diverso da quello che già possediamo.

A fianco degli evidenti progressi fatti negli ultimi rimangono ancora molte cose da sistemare, in primo luogo in tema di integrazione fra i vari mezzi di trasporto.
Da qualche anno non esiste più il biglietto integrato fra treni regionali e trasporto urbano, che incentivava l'uso del mezzo pubblico per i pendolari da fuori città. La stessa ferrovia soffre di una mancanza di fermate locali: pur circondando Padova per due terzi, solo due stazioni possono essere usate per spostamenti suburbani, cioè Vigodarzere e Busa di Vigonza, oltre a quella centrale. Un problema che potrebbe essere parzialmente risolto con investimenti mirati e senza "grandi opere".
Le stazioni del Bike Sharing sembrano posizionate apposta per non combaciare con le fermate del tram, secondo una logica alternativa e non complementare come dovrebbe essere. Inoltre l'abbonamento non è integrabile con quello degli autobus e nemmeno caricabile sulla stessa tessera. Tutto questo allunga i tempi per gli spostamenti e complica la vita inutilmente.
L'azienda di trasporti urbana si è fusa con quella extraurbana, con inevitabile riorganizzazione non ancora conclusa: le linee continuano a cambiare ogni poche settimane e non c'è ancora una completa integrazione fra i servizi delle due ex aziende, a cominciare da mappe, numerazione delle linee e posizione delle fermate. Gli orari dei bus non sono cadenzati e soffrono pesantemente delle condizioni del traffico.


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Le tessere magiche per la mia mobilità: trasporto urbano, car sharing, bike sharing. Purtroppo i tre servizi non sono ancora bene integrati, pur essendo del tutto complementari. La tessera PadovaPASS non serve assolutamente a nulla, visto che può contenere soltanto gli abbonamenti, per i quali però è comunque necessario conservare ed esibire il talloncino cartaceo. La tessera del Car Sharing vale in tutte le città d'Italia dove è presente il servizio, però rimane separata (a Venezia invece è unificata col trasporto urbano). Infine, la tessera del Bike Sharing può essere integrata nel badge universitario UniPD, per chi ce l'ha, ma non con il PadovaPASS, pur essendo entrambi servizi finanziati dal Comune (con tanto di logo). Tanta costosa tecnologia ma poca organizzazione a monte.

Il tram, con le sue caratteristiche di capienza e sede riservata, è uno strumento fondamentale per la mobilità urbana, ben più che una normale linea di autobus o filobus; rinunciare all'auto privata è possibile solo vivendo e lavorando lungo il percorso tranviario. La costruzione della seconda linea avrebbe esteso gli stessi benefici anche alla zona degli ospedali ed al popoloso quartiere Forcellini; purtroppo il suo iter è stato travagliato sin dall'inizio ed è stato interrotto nel 2015 senza arrivare all'approvazione definitiva. La linea esistente nel frattempo resiste, viaggia con buona regolarità ed affidabilità, anche se la sua capacità in molte fasce orarie è giunta al limite; se non altro sulla stampa è apparsa la notizia del prossimo arrivo di due nuovi mezzi con cui aumentare le frequenze.

Ultimo grave difetto, il servizio urbano di Busitalia è sospeso nei giorni di Natale e 1 Maggio, tram compreso. Il trasporto pubblico è un servizio essenziale al pari di sicurezza e sanità ed è inaccettabile che venga completamente cancellato per 24 ore. Nessun altro servizio chiude in modo così totale: i treni circolano con orario festivo, io però non ho modo di arrivare in stazione e per fare il pranzo di Natale con i miei genitori devo farmi accompagnare da qualcuno. Così non va.

Conclusioni
Nel complesso le potenzialità sono buone ma c'è ancora tanto lavoro da fare, soprattutto sul fronte organizzativo, tariffario e comunicativo. Ad una piccola, fortunata fetta di popolazione, Padova inizia ad offrire servizi degni di una moderna città europea, ma siamo ancora lontani da avere un livello accettabile in tutta la città.

Il mio esperimento ha da poco raggiunto i tre anni, periodo durante il quale ho occasionalmente guidato auto in prestito o viaggiato in auto con amici, usando però il trasporto pubblico per tutti gli spostamenti lavorativi e una parte rilevante delle scampagnate. La cosa si è dimostrata sostenibile e ben compatibile con le mie abitudini ed il mio lavoro, che pure ha comportato frequenti trasferte.

Sono il primo a riconoscere che questo esperimento rappresenta un caso fortunato e poco ripetibile. Il mio vuole solo essere un esempio, la dimostrazione che esiste una classe - se pur ristretta - di situazioni abitative e lavorative che sono compatibili con la scelta di non avere un'automobile, a patto di avere la disponibilità a mettere in gioco le proprie abitudini.
Non è immediato e non è neppure obbligatorio. Ma almeno per qualcuno oggi è possibile, e magari anche conveniente.