![]() Chi parla del primo quesito referendario si riferisce generalmente alla gestione e distribuzione dell'acqua potabile. Questa è una semplificazione pericolosa: il testo della legge non parla solo di acqua, ma di tutti i servizi pubblici locali di interesse economico, compreso quindi il sistema di TPL (ferrovie regionali escluse). Rimediare informazioni corrette sui quesiti referendari, le cui consultazioni saranno aperte nei prossimi giorni, è estremamente complesso. La causa è principalmente nell'ignoranza, o nella malafede, dei tanti -troppi- che si sono espressi sull'argomento, mistificando a proprio piacimento la descrizione degli effetti di questa scelta. ART. 1 1. Il presente regolamento, in attuazione dell'articolo 23-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni, di seguito denominato “articolo 23-bis”, si applica ai servizi pubblici locali di rilevanza economica, di seguito denominati “servizi pubblici locali”. 2. omissis 3. Sono esclusi dall'applicazione del presente regolamento: a) il servizio di distribuzione di gas naturale, di cui al decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164; Il Trasporto Pubblico Locale (bus, tram, navigazione) è coinvolto nella misura in cui non figura nell'elenco delle esclusioni. E' giusto notare che la specifica norma citata al punto (c) (D.L. 422/97) riguarda l'intero sistema di TPL, incluso il trasporto ferroviario regionale, ma nell'elenco è esplicitamente esclusa solo la parte ferroviaria, citando il D.L. come riferimento per inquadrarla. Cerchiamo di capire la dinamica imposta dall'attuale legge, e a cosa si andrebbe incontro in caso di abrogazione. Teniamo in conto che, in mancanza di una specifica norma nazionale, prevale il diritto comunitario europeo. Semplificando, laddove esiste una legge comunitaria questa deve essere rispettata a livello nazionale da parte di tutti i Paesi membri, a meno che lo specifico Paese non abbia prodotto una legge specifica sul tema. Il nostro caso si inserisce in questa dinamica: esiste una precisa legge comunitaria che norma l'affidamento dei servizi pubblici di interesse economico, ma l'Italia ha una sua legge specifica, che prevale. Questa legge è proprio quella che si andrebbe ad abrogare con il primo quesito referendario. Quali sono, in sintesi, gli scenari descritti dalle due leggi? La soluzione basata sulla norma europea si fonda sulla libertà di scelta da parte degli Enti Locali, con questo lasciando molto controllo ai cittadini stessi, perché solo loro a scegliere gli amministratori locali, i quali possono appunto valutare la soluzione più conveniente tra varie scelte possibili. Cosa succede se vince il SI? "...omissis... Infine, attenzione quando si valutano i possibili effetti del referendum: è falso dire che, in caso di vittoria del SI, i servizi pubblici tornano automaticamente ed obbligatoriamente in affidamento pubblico. In conclusione ci sembra che l'abrogazione della norma, che pure prevedeva il meccanismo dell'affidamento a gara, darebbe l'effetto di aumentare le libertà di scelta. Resta sconcertante vedere come, sia dai sostenitori che dai detrattori del referendum, non sia mai passato il messaggio che questa scelta non riguarda solo "l'acqua pubblica" (che peraltro pubblica è e pubblica resta, la proprietà non è in discussione), ma anche molti altri servizi fondamentali, tra cui quelli di Trasporto Pubblico Locale. Buon voto. Che sosteniate l'una o l'altra idea, fatevi sentire.
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