Amministratore | Articoli | 03/08/2014 | PDF

Dal 1 agosto aumentano le tariffe, ma non è finita...

Dal 1 agosto viaggiare sui treni regionali in Veneto costa un po' di più: mediamente il 2% per gli abbonamenti (quindi fra i 50 centesimi e 1,50 Euro in più, proporzionalmente alla fascia chilometrica) e fino al 15% per le corse singole (quindi da 20 centesimi in più per lo scaglione dei 10 chilometri, agli 80 centesimi per lo scaglione da 100 chilometri).

L'annuncio di questi aumenti era stato dato già a fine giugno da parte dell'Assessore alle politiche della mobilità, Renato Chisso, all'indomani del provvedimento approvato dalla Giunta regionale.
"Si tratta di una decisione - ha ricordato l'Assessore - prevista dal Contratto di Servizio a catalogo stipulato tra Regione e Trenitalia, che individua una serie di azioni quali l'efficientamento del servizio e l'aggiornamento annuale delle tariffe, oltre al recupero strutturale degli introiti per aumenti tariffari non riconosciuti a Trenitalia e da questi richiesti per la dinamica di aumenti dei costi, con lo scopo di garantire l'equilibrio economico finanziario. Sul fronte delle tariffe c'era una situazione bloccata da tre anni. In ogni caso, nonostante questa manovra, le tariffe di corsa semplice, e soprattutto gli abbonamenti per i pendolari, hanno in Veneto un prezzo ampiamente inferiore a quello praticato in altre Regioni a noi comparabili".

Tutto vero? Certo che sì, però è da notare che l'Assessore, da bravo politico è stato molto abile a giocare con le parole e a omettere alcuni fatti.
Innanzitutto, dopo questo ritocco all'insù le tariffe venete diventano pari a quelle in vigore in Lombardia, dove esiste una rete di linee suburbane nei dintorni di Milano, ma anche in Toscana dove da anni in tutta la regione vige il Memorario, un sistema di treni frequenti e cadenzati, in coincidenza fra loro nei principali nodi; o anche in Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, dove esistono due società controllate dalle regioni stesse che gestiscono o si apprestano a gestire intere linee regionali, non solo secondarie, e servizi merci non indifferenti. In Veneto dove è andato finire il Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale (SFMR) tanto sbandierato a ogni inaugurazione di un parcheggio o di un sottopassaggio? E quando decollerà finalmente la Sistemi Territoriali che al momento gestisce solo la Mestre-Adria e qualche subappalto di linee secondarie, nonché un paio di servizi merci, nemmeno con locomotive di proprietà, ma ottenute in leasing?

E poi: è vero che da tre anni le tariffe non vengono aumentate per la succitata ragione, ma è altrettanto vero che il Contratto di Servizio firmato fra Trenitalia e la Regione, prevede anche altre motivazioni per cui è possibile che le due parti in causa aumentino il costo dei biglietti ovvero l'aggiornamento annuale secondo il tasso d'inflazione programmato dal Documento di Programmazione Economico-Finanziaria (DPEF), che solitamente si presenta a gennaio, oppure "qualora la Regione emetta un provvedimento normativo che vari in diminuzione l'importo delle sanzioni" e a tal proposito si ricorda che a dicembre 2010 è entrata in vigore la nuova normativa sulle multe.

Ed è così che nel solo 2011, il rialzo delle tariffe del 1 agosto è il terzo dopo quello del 1 gennaio e del 1 maggio i quali avevano già appesantito di 5-10 centesimi il costo dei biglietti. Se fino al 31 dicembre scorso il biglietto dello scaglione chilometrico da 10 chilometri costava 1,25 Euro, ora costerà 1,50 Euro con un aumento complessivo in soli 7 mesi del 20% che riguarda in maniera analoga anche tutti gli altri biglietti. Ed è questo, il dato finale, che viene percepito e considerato dai viaggiatori: non importa la causa dell'aumento, la quale molto spesso è ai più sconosciuta, bensì il maggiore esborso che ognuno deve affrontare per recarsi nel luogo di studio o di lavoro o semplicemente per trascorrere qualche ora di relax. Inoltre è già stato annunciato che all'inizio del 2012 ci sarà il classico aumento dovuto all'adeguamento al tasso d'inflazione, la cui entità, prevedibile attorno al 2-3%, verrà resa nota solo dopo l'approvazione del DPEF alla fine dell'anno: un altro balzello di 5-10 centesimi che verosimilmente andrà ad aggiungersi a questi rincari. Da precisare che l'adeguamento non riguarda solamente i treni effettuati da Trenitalia, ma anche quelli della controllata Sistemi Territoriali che effettuano servizio sulla Mestre-Adria.

Ma come si arrivati a questa situazione, tanto da sembrare di essere sul punto del tracollo? La crisi economica in atto, associata a un continuo aumento dei costi quali quello dei carburanti e delle assicurazioni, ha portato Trenitalia a richiedere un maggiore esborso di denaro per mantenere quantomeno il medesimo livello di servizio. Allo stesso tempo però Stato e Regioni si sono trovati a dover fare i conti su ogni singolo centesimo del proprio bilancio, stabilendo delle priorità sui vari servizi da finanziare: purtroppo in cima alla lista non si trova il servizio ferroviario e il trasporto pubblico locale in generale e quelle che vediamo sono dunque le conseguenze dei tagli che hanno colpito il settore. Addirittura la Provincia di Belluno, azionista di maggioranza di DolomitiBus, ha cercato di vendere il proprio pacchetto azionario con il duplice scopo di "fare cassa" e ridurre le spese, ma non si è presentato alcun acquirente.

Ripercorrendo l'intera vicenda, all'inizio dell'anno in corso la Conferenza Stato-Regioni ha pesantemente tagliato i fondi trasferiti da Roma, per cui al Veneto sono mancati in un sol colpo 62 milioni di Euro destinati a finanziare i servizi pubblici su ferro e su gomma. Risorse che la Regione si è fin da subito impegnata a cercare di reperire per non tagliare fin da subito i servizi e che erano già state parzialmente recuperate nel Bilancio 2011 discusso a marzo. Tuttavia all'appello mancavano 15/22 milioni di Euro che Chisso aveva assicurato sarebbero stati previsti nel Bilancio di Assestamento, la cui approvazione era attesa per giugno: invece i tempi si sono allungati, alla vigilia della pausa estiva il documento non è nemmeno previsto in discussione e intanto le previsioni delle risorse da ragranellare sono salite a circa 30 milioni di Euro i quali potrebbero essere non ancora del tutto sufficienti. Per questo le opposizioni hanno sfidato la giunta Zaia ad "onorare gli impegni presi" quando il presidente del Veneto promise al Consiglio regionale e ai veneti che, nonostante i tagli 'lineari' a tutte le voci di spesa, per il trasporto pubblico locale si sarebbero trovati i soldi mancanti. Fra le proposte, anche quella di liberare parte dei 90 milioni di Euro accantonati per il contenzioso Irap o di spostare i 67 milioni di euro vincolati al pagamento degli ammortamenti per gli investimenti strutturali extrabilancio delle Ulss, i quali avrebbero sicuramente assicurato di evitare ad andare a pesare sulle tasche dei cittadini con l'aumento dei biglietti. Inoltre, da Roma giungono avvisaglie che nel 2012 il fondo nazionale trasporti verrà azzerato, demandando quindi alle Regioni l'intero onere di finanziare i servizi col rischio di lasciare a piedi centinaia di migliaia di studenti, lavoratori, pensionati del Veneto.

In questo contesto, complice anche l'improvvisa e immotivata soppressione di 27 treni in tutto il Veneto, nella prima settimana di luglio i gruppi d'opposizione del Consiglio regionale (Pd, Idv, Udc, FSV, Unione Nordest e Bortolussi Presidente) hanno chiesto e ottenuto la convocazione per giovedì 28 luglio di un Consiglio regionale straordinario per discutere la questione, preceduto da manifestazioni nelle varie città della Regione per spiegare ai pendolari i motivi della protesta e le proposte per fare uscire dalla crisi un settore così vitale per studenti, pensionati, lavoratori per i quali il trasporto pubblico deve essere un diritto irrinunciabile. La discussione è stata incentrata attorno a un documento con i quali i firmatari chiedevano con la manovra di assestamento di mezza estate, almeno 30 milioni di euro da destinare alle aziende del trasporto pubblico locale, entro fine settembre un piano strategico per il settore trasporti in modo da riorganizzare le gestioni oggi troppo parcellizzate aggregando i gestori per macroaree omogenee in base a uno specifico progetto industriale la predisposizione per il 2012 "una manovra tariffaria integrata" che, attraverso biglietto unico e intermodalità, rilanci la qualità del servizio pubblico, garantisca i servizi anche nelle aree extraurbane e arrivi a stabilire standard regionali omogenei di costo per le singole corse e per gli abbonamenti. Il documento, dopo una discussione in sostanza disertata da parte dei consiglieri di maggioranza, è stato respinto dall'Aula con 25 voti contrari (Lega e PdL) e 19 favorevoli. Tuttavia, l'Assessore al Bilancio Ciambetti ha fatto riferimento alla bozza di Bilancio di Assestamento: "Per quanto riguarda il trasporto pubblico si dovrebbe superare la soglia dei 10 milioni di euro, ma io e il collega Chisso saremo più precisi nelle prossime settimane".

Questa situazione ha portato i sindacati del settore a proclamare in particolare due scioperi, il primo lo scorso 1 aprile, il secondo il 21-22 luglio. Numerosi lavoratori del trasporto pubblico locale sono andati a protestare davanti al Consiglio regionale del Veneto, per incontrare gli amministratori. Oltre alla richiesta di maggiori finanziamenti, per bocca del loro portavoce, Ilario Simonaggio della Filt-CGIL, i sindacati fanno notare l'assenza di 'governance', cioè di scelte chiare di programmazione e razionalizzazione del sistema della mobilità da parte del governo regionale e l'incapacità della politica di avviare un piano di aggregazioni e di economia di scala. I lavoratori hanno trovato la solidarietà di numerosi esponenti politici, ma si sono dovuti scontrare con lo scarso ottimismo del presidente della commissione Trasporti Andrea Bassi (Lega), che ha dichiarato: "Probabilmente i tagli non sono ancora finiti e le eventuali maggiori risorse reperibili con l'assestamento di bilancio non basteranno se non si darà avvio, in contemporanea, a un percorso virtuoso di razionalizzazione e aggregazione del servizio di trasporto pubblico".