Davide | Articoli | 05/06/2014 | PDF

Inchiesta sul MOSE, arrestato Renato Chisso

VENEZIA - Nell'ambito dell'inchiesta sulle tangenti per il MO.S.E., lo scorso 4 giugno sono stati arrestati Renato Chisso, Assessore Regionale alla Mobilità, e Giuseppe Fasiol, Direttore del Dipartimento Riforma Settore Trasporti.

I fatti

La Procura di Venezia ha ordinato l'arresto e la custodia in carcere per l'Assessore Regionale Renato Chisso, insieme all'ex Governatore Giancarlo Galan (previa autorizzazione del Parlamento), del Sindaco di Venezia Giorgio Orsoni (ai domiciliari), del funzionario regionale dell'Assessorato alla Mobilità Giuseppe Fasiol, e di un'altra trentina di persone.

L'inchiesta, iniziata nel 2009, è partita da controlli sugli appalti dell'impresa di costruzioni Mantovani S.p.a. ed il Consorzio Venezia Nuova, nell'ambito della costruzione del sistema MO.S.E.; i due rispettivi manager Piergiorgio Baita e Giovanni Mazzacurati hanno poi iniziato a collaborare con la magistratura e l'inchiesta si è allargata su altri appalti infrastrutturali fino a toccare parecchi componenti importanti della politica veneta, che si presumono coinvolti in un vasto ed organizzato sistema di malaffare fra politica ed imprese costruttrici.

Data la vastità del provvedimento, riportiamo qui solamente quanto concerne i trasporti regionali, rimandando alla vasta copertura data dalla stampa per ogni altro approfondimento.

Le accuse

Nell'ordinanza di custodia cautelare (disponibile in allegato) si trovano raccolte le motivazioni dettagliate del provvedimento.

Non coinvolto nei procedimenti, è però citato nell'ordinanza anche Bortolo Mainardi, che fino allo scorso 31 marzo ha ricoperto la carica di Commissario Straordinario per la TAV Venezia-Trieste; si legge infatti:

"[CHISSO Renato] faceva finanziare da ADRIA INFRASTRUTTURE S.p.a. la società TERRITORIO S.r.l. di MAINARDI Bortolo, tramite consulenze affidate a quest'ultimo, e infine chiedeva a BAITA di acquisirne la proprietà onde ripianarne le perdite societarie".

Prime conseguenze

Tutti gli attori coinvolti negli arresti sono stati immediatamente sospesi dai rispettivi ruoli. Il Governatore Luca Zaia ha sospeso la delega di Assessore a Renato Chisso, dichiarando alla stampa di aver "sospeso Chisso per rispettare le procedure della legge Severino, ma, per me, ha finito di fare l'assessore: se poi chiarirà la sua posizione in positivo, sarò il primo ad accoglierlo a braccia aperte". Lo stesso Renato Chisso, attualmente in isolamento nel carcere di Pisa, ha in seguito compiuto il gesto di dimettersi in modo "irrevocabile" mediante un telegramma inviato all'Ufficio Protocollo della Regione.
Tutti i tre dipendenti regionali oggetto di arresto sono stati sospesi dai rispettivi incarichi; oltre a Fasiol e Casarin il provvedimento ha colpito Giovanni Artico (dirigente regionale). Per evitare interruzioni all'attività amministrativa, Zaia ha affidato con effetto immediato le cariche vacanti ad altri funzionari; la direzione del Dipartimento Riforma Settore Trasporti e della Sezione Strade Autostrade e Concessioni è stata affidata all'ingegner Mariano Carraro, attuale direttore del Dipartimento Lavori Pubblici Sicurezza Urbana Polizia Locale e R.A.S.A.

Un commento sullo scenario

Va doverosamente premesso che le accuse mosse dalla Procura, frutto di indagini durate oltre tre anni, dovranno ora essere confermate in sede giudiziaria perchè sia possibile esprimere giudizi sugli indagati, e che per tutti i soggetti coinvolti deve valere la presunzione di innocenza.
Ciononostante la portata dell'intervento ed i dettagli trapelati impongono una riflessione.

Guardando agli aspetti della vicenda che riguardano i trasporti, possiamo commentare che il quadro delineato dalla Procura descrive un sistema di corruzione volto a privilegiare il settore delle costruzioni, mediante appalti regionali pilotati verso alcune imprese costruttrici, a volte esse stesse proponenti le opere.

Si legge ancora nell'ordinanza della Procura: "il GALAN [...] e il CHISSO [...] al fine di agevolare l'iter procedimentale dei project financing presentati da ADRIA INFRASTRUTTURE S.p.a., accelerando le procedure di approvazione, fornendo informazioni riservate e inserendo nelle posizioni chiave della struttura organizzativa regionale persone a loro legate e di gradimento dei vertici di ADRIA e del GRUPPO MANTOVANI [...] ricevevano [...] denaro e partecipazioni societarie" fra cui alcune quote della stessa Adria Infrastrutture.

Lo strumento preferito per questo tipo di operazioni sarebbe quello del "project financing", che ultimamente è stato applicato a quasi tutte le nuove opere pubbliche in Regione Veneto, dalle strade agli ospedali. Senza entrare nei dettagli, il project financing è un meccanismo che consente all'ente pubblico un risparmio iniziale nella fase di costruzione; in cambio, il costruttore mantiene la gestione dell'opera per un certo numero di anni, incassando poi affitti o pedaggi dagli utenti (e a volte dallo stesso ente pubblico). Si tratta di uno strumento utile quando l'urgenza di costruire un'opera si scontra con la difficoltà a reperire fondi pubblici per avviarla: il costo maggiore per il pubblico (sempre presente!) può essere giustificato dall'abbreviare i tempi di realizzazione ed ottenere rapidamente i vantaggi sociali ed economici derivanti dall'opera completa.
Purtroppo però il project financing si presta ad abusi, fornendo visibilità politica immediata ai promotori in cambio della copertura di progetti economicamente insostenibili; in presenza di un radicato sistema di corruzione può nascere il sospetto che la progettazione di nuove opere risponda più alle esigenze dei costruttori che del territorio.

A titolo di esempio, le indagini riguardano esplicitamente gli appalti per la costruzione della "Via del Mare" autostradale dall'A4 presso meolo fino al litorale jesolano. Questa nuova opera altro non è che l'allargamento e la trasformazione a pagamento dell'attuale strada provinciale "Treviso Mare", gratuita e di libero accesso, già completa e costruita con fondi pubblici. La proposta di allargamento e concessione ai privati in cambio di pedaggio non è venuta dal territorio ma dalla Regione Veneto; le indagini in corso potrebbero fornire una possibile motivazione.

Sempre nel caso in cui le accuse della Procura venissero confermate, sarebbe chiaro che un tale sistema di malaffare non potrebbe che privilegiare le nuove costruzioni da assegnare alle imprese coinvolte, piuttosto che il potenziamento dei servizi sulle infrastrutture esistenti.
Per quanto riguarda l'Assessorato alla Mobilità ed alle Infrastrutture, l'unica grande iniziativa regionale di costruzioni ferroviarie in questi anni è stata la disastrosa promozione della TAV litoranea passante per Jesolo; un progetto tanto costoso ed impattante quanto grossolano e dalla dubbia efficienza, avversato da praticamente tutte le categorie politiche ed economiche del territorio attraversato. Per il resto, parlare di infrastrutture in Veneto significa una cosa sola: nuove strade a pedaggio.

Ad oggi in Regione vi sono varie strade a pedaggio in costruzione o in progetto, fortemente patrocinate dall'Assessorato alla Mobilità e Infrastrutture: Pedemontana Veneta, prolungamento dell'A27, Romea Commerciale, A31 nord e sud, nuova provinciale Este-Legnago, GRA di Padova, Via del Mare, Nogara Mare, Sistema delle Tangenziali Venete; per le ultime tre si tratta addirittura di trasformazione a pedaggio di esistenti strade gratuite.
A fronte di questo enorme e continuo impegno finanziario ed organizzativo, il recente Orario Ferroviario Cadenzato è stato progettato "a costo zero", senza nessun investimento aggiuntivo rispetto all'anno precedente, e comunque senza nessun investimento regionale addizionale ai trasferimenti statali.
Una disparità di attenzione che, forse, potrebbe ora aver trovato una spiegazione ufficiale.