Davide | Articoli | 30/06/2011 | PDF

Trenitalia, i privati, e gli interessi del NordEst

Nuovo capitolo per la storia del treno Venezia - Monaco: dopo il divieto alle fermate intermedie, il ricorso di DB/OeBB, arrivano i primi pronunciamenti del TAR e finalmente una presa di posizione della Regione Veneto.

La triste vicenda delle fermate negate ai treni Venezia-Monaco delle DB/OeBB si sta evolvendo con esiti incerti: il 13 gennaio 2011 il TAR del Lazio ha respinto la richiesta di sospendere temporaneamente il divieto di fermata nelle stazioni di Venezia Mestre, Padova e Vicenza. Per quanto questo atto non rappresenti una decisione definitiva, di sicuro è un cattivo segno per le sorti del ricorso presentato da DB/OeBB.

1

Locomotive austriache a Verona: tutti treni in più per il NordEst (25/01/2011, foto Gianluca Detti)

Alcune istituzioni maggiormente sensibili in tema di trasporti, come la Provincia Autonoma di Bolzano, hanno subito espresso con forza la propria contrarietà al provvedimento, dichiarando "inaccettabile" una limitazione che colpisce principalmente i propri cittadini. Da parte della Regione Veneto è invece mancata, fino a pochi giorni fa, una presa di posizione in questo senso, un silenzio che era suonato come un allineamento alla decisone dell'autorità statale.
Le notizie sulla posizione dell'assessore Chisso sono state contraddittorie: in un primo momento erano addirittura state riportate parole in favore di Trenitalia, poi smentite dallo stesso Chisso, e successivamente vi era stata una generica apertura nei confronti dei pendolari, che peraltro nella questione non c'entrano nulla, visto che parliamo di treni a lunga percorrenza.

Solo recentemente la Regione si è finalmente espressa in modo chiaro sulla questione:
"Finchè non ci sono implicazioni negative sulla programmazione ferroviaria regionale e sui relativi tempi di percorrenza, per quanto mi riguarda ritengo che la richiesta di poter effettuare fermate intermedie avanzata dal consorzio DB - OBB - Le Nord non ha per il Veneto controindicazioni [...] accordare le fermate richieste amplierebbe l'offerta per gli utenti del Veneto e, tra l'altro, consentirebbe il concreto avvio alla liberalizzazione del mercato almeno per questo tipo di servizi. Ho pertanto chiesto al presidente Luca Zaia di formalizzare questa posizione al Ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli" (Renato Chisso, AVN, Comunicato stampa n. 188)

Una presa di posizione forte come quella dell'assessore altoatesino Widmann ("La motivazione che sta alla base della cancellazione delle fermate dei treni internazionali in regione è priva di qualsiasi logica [...] Si tratterebbe di un passo indietro molto grave") sarebbe stata preferibile, ma almeno siamo sulla buona strada.

L'imposizione dell'autorità ministeriale è stata motivata dichiarando che permettere ad una compagnia privata di effettuare fermate in Italia rappresenterebbe una lesione nei confronti dell'equilibrio economico del trasporto regionale di Trenitalia. Assumendo questa posizione l'autorità ha commesso a nostro avviso tre errori in un colpo solo, errori da cui la Regione Veneto inizialmente non si era dissociata; il peso questo silenzio si è fatto sentire, dal momento che quelle penalizzate continuano ad essere proprio le principali direttrici venete.

Come primo errore, confrontare il mercato di un EuroCity con quello del trasporto regionale è un errore grossolano: vi sono differenze sostanziali nel numero di fermate, nel livello di comfort offerto (cambia il tipo di carrozze utilizzate), nonché nel livello dei prezzi. Da decenni si assimila la categoria EuroCity, per treni internazionali, ai tradizionali InterCity per il traffico interno; in Italia questa categoria è rappresentata dalla categoria EuroStarCity (ESC), per quanto Trenitalia tenti di spacciare tali servizi per una presunta categoria superiore (i treni "Frecciabianca").
Il confronto sul mercato della linea Milano - Venezia va quindi eseguito nei confronti degli ESC, servizi completamente esterni a contratti stipulati tra la Regione Veneto e Trenitalia; la distinzione è fondamentale, perché il trasporto regionale è sussidiato dalle Regioni, mentre la lunga percorrenza vive in regime di libero mercato: prezzi e offerta si giocano tra le Compagnie Ferroviarie e i viaggiatori, e fino a questo momento Trenitalia è stato l'assoluto monopolista.
Quindi l'autorità sta elasticamente mescolando servizi diversi e contratti diversi.

La conferma del confronto EC/ESC arriva indirettamente dalla stessa Trenitalia: a seguito dell'introduzione dei servizi privati da parte di DB/OeBB e ArenaWays (in Piemonte), Trenitalia è corsa ai ripari modificando prezzi e offerta degli ESC, non certo dei Regionali. Ve ne daremo evidenza nei prossimi giorni, con un articolo sul tema. Sono dinamiche perfettamente normali nei giochi di concorrenza: il risultato più interessante è che gli utenti si sono visti aumentare la possibilità di scelta e anche di risparmio.

E questo è proprio il secondo errore commesso dall'autorità e dalla Regione: senza scomodare i più semplici principi economici, l'attivazione di nuovi treni e nuove tariffe da parte di Trenitalia è sufficiente a dimostrare oltre ogni dubbio che l'aumento di concorrenza favorisce prima di tutto gli utenti. Utenti che in questo caso sono proprio i cittadini veneti, i quali pagano di tasca propria le decisioni che riguardano i trasporti.

2

A quasi due mesi dall'introduzione dei nuovi EC i passeggeri sono in costante aumento, anche verso le destinazioni che obbligano a scendere dal treno a Verona e proseguire con autobus: nonostante il disagio creato da questa costrizione, l'utenza richiede comunque il servizio di questi EC.
Non si pensi che dai treni tedeschi scendano solo paffuti bavaresi con i baffoni: i passeggeri costretti all'autobus sono in buona parte anche residenti veneti. Questa levata di scudi contro i nuovi operatori suona come una brutta distorsione: alle sorti di Trenitalia deve badare Trenitalia stessa, non lo Stato né le Regioni.

Il terzo grave errore è nei confronti del sistema economico veneto, perché i paffuti bavaresi di cui si parlava vengono qui come turisti, a spendere denaro, e qualcuno magari per fare affari. Il sistema produttivo del Veneto ha un legame strettissimo la Germania, ed è spiacevole che gli amministratori regionali abbiano tardato a difendere un collegamento ferroviario diretto. Di sicuro una Regione con un sistema ferroviario carente non si presenta bene a potenziali investitori, specie quelli provenienti da un Paese che con le proprie ferrovie ha stabilito il riferimento di qualità per il cittadino. Chiunque abbia un'attività economica sa quanto sia importante presentarsi bene: un negozio con la porta chiusa, o un professionista con un brutto biglietto da visita, non sono molto appetibili...

( A margine è importante ricordare che a causa di questo divieto per il Veneto vengono a mancare collegamenti diretti non solo con Austria e Germania, ma anche con le principali città del Trentino-Alto Adige, regione nostra confinante di sicuro interesse economico e turistico... )

Il sistema di trasporto è l'ossatura dell'economia della Regione: porgli un qualunque limite arbitrario, non tecnico, è un danneggiamento nei confronti del benessere di tutta la cittadinanza, a cui i responsabili dovranno dare delle spiegazioni.
Si pensi anche allo spreco di risorse a cui è costretta DB: il treno fino a Venezia è effettuato comunque, il personale va pagato, la traccia oraria è occupata e l'elettricità è consumata; oltre a questo, il costo delle corse d'autobus. Chi pensa che "tanto sono costi del privato" dimostra di capirne molto poco di economia: se un singolo ha una perdita, il sistema nel suo complesso ci sta perdendo.
Chi ci guadagna? Trenitalia, ovviamente. Chi ci perde? DB e OeBB, forse; noi cittadini, sicuramente, perchè ci vediamo ridurre o perfino eliminare collegamenti fondamentali.

Ci auguriamo che, mentre il ricorso procede, l'assessore Chisso e i suoi collaboratori ripensino ancora a questa situazione così penalizzante, e si attivino ulteriormente in difesa degli interessi dei Veneti. Possibilmente inaugurando un "nuovo corso" di buona amministrazione ferroviaria, ispirato dal semplice principio di cercare di avere più treni possibile a disposizione dei cittadini, più che da altre valutazioni di natura politica. Il ricorso è ancora pendente, ed una presa di posizione decisa e sostenuta, in luogo del silenzio avuto fino ad oggi, ha di certo la sua importanza.